venerdì 30 settembre 2011

sentirsi (quasi felicemente) una minoranza

Metto subito le mani avanti: questo post profuma di adolescenza, quindi consiglio a quanti non vogliono più sentire parlare di quel periodo  di passare al prossimo, già pronto...
Per chi invece vuole ancora sentirne parlare perché:
- tutto sommato ci si è divertiti;
-tutto sommato trascorrere il sabato pomeriggio al McDo (o alla pista di pattinaggio di Mentana, o a fumare qualsiasi cosa passasse il convento) non era poi male;
-tutto sommato di quegli anni resta un tenero ricordo.
Per tutti questi: avete mai avuto l'impressione di sentirvi una minoranza? Che ne so, vi ostinate ad indossare ancora quei Levi's 501 (anche solo per stare a casa)? Oppure voi che non Lo-avete-votato, anzi avete fatto la crocetta sul simbolo che non ha superato nemmeno lo sbarramento. O come me trovate che alle volte è semplicemente dura e le persone che ti stanno intorno ce la mettono tutto per tendere le cose ancora più difficili. E il mio essere minoranza, in questo caso, mi rende incapace di far finta di nulla e sentire invece la pelle più porosa, gli occhi più grandi, le emozioni amplificate.
Oggi è andata così, ma ho i miei piccoli rimedi per non trasformare il mio sentirmi un minoranza in un mi-sento-sola, e ci tengo a condividerli con voi:
- telefono al mio amico argentino, che mi racconterà dell'ultimo film che ha visto o dei progressi del suo rigoglioso terrazzo;
-ascolto Bob Corn o la mia nuova passione: Paui;
-vado a mangiare il gelato e mi siedo accanto a quel signore anziano che sta sempre lì, solo, ogni pomeriggio.
Pian piano la sensazione di sentirsi parte di una minoranza smette di essere un peso e diventa una risorsa, un modo diverso per guardare e ascoltare il mondo.







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